Bealere

Per ogni Comune, come detto, molti sono i luoghi legati alle bealere:

ad Alpignano la Dora Riparia divide esattamente a metà il territorio comunale. Le due frazioni erano unite da un ponticello (originario dell’epoca romana) ricostruito nel 1736 e largo appena 3 metri e mezzo. Si legge in alcuni documenti che nelle “ore di punta”, a mezzogiorno e alla sera, soprattutto d’estate quando i contadini rientravano con i carri agricoli, attraversare il ponte diventava un vero problema. Tale ponte, benché ristrutturato con tecniche moderne, esiste ancora oggi ed è noto con il nome di Ponte Vecchio: unisce le due sponde del paese all’altezza del centro storico e della biblioteca comunale. Nella sede della biblioteca si trova anche l’ecomuseo dedicato all’opera di Alessandro Cruto, che è stato un inventore e imprenditore italiano: egli completò l’invenzione della sua lampada ad incandescenza cinque mesi dopo Thomas Edison.

Dalla sponda destra della Dora di Alpignano nasce la bealera Becchia di origine Cinquecentesca, ha preso il nome dall’antica e nobile famiglia Bechi, proprietari terrieri di Alpignano. Si tratta di una canalizzazione perlopiù rurale, anche se a Collegno ha servito a lungo un piccolo nucleo manifatturiero. Negli anni Trenta del Novecento venne integrata nella rete idrica e fognaria torinese e recentemente è stata in gran parte disattivata, tuttavia, nella tarda primavera ed in estate nel primo tratto l’acqua scorre ancora. Tocca Pianezza a Collegno per arrivare a Torino.

I luoghi simbolo sono la torre campanaria e il già citato ponte vecchio.

Nel territorio di Collegno la Dora ha un tratto lungo 8.400 metri. Il dislivello però è tale che il letto del fiume è più basso di circa 32 metri rispetto al territorio circostante ma, nonostante ciò, sono stati creati dei canali che hanno generato un complesso sistema per l’irrigazione superficiale. I documenti storici risalenti al XIV e XV secolo raccontano del passato e dei nostri giorni, grazie ad un Consorzio antico come quello della Bealera della Comunità di Collegno.

I luoghi simbolo sono la Certosa che nacque come monastero commissionato nel 1641 da Cristina di Francia, reggente di Savoia, costruito sul modello architettonico della Grande Chartreuse di Grenoble (Francia), divenne poi sede dell’ex ospedale psichiatrico e oggi è sede di Università.  

Il famoso villaggio operaio detto “Leumann”, perché voluto da Napoleone Leumann: era il villaggio del Cotonificio, testimonianza nodale dell’imprenditorialità Ottocentesca in particolare svizzera che impiantò grandi aziende tessili in Piemonte. Il villaggio operaio oggi è visitabile: è opera dell’ing. Pietro Fenoglio, realizzato tra il 1875 e il 1907, rappresenta uno splendido esempio di edilizia industriale in stile liberty completamente integrato nel territorio circostante. Il complesso fu costruito su un terreno di oltre 60.000 metri quadrati con una sessantina di edifici divisi in 120 alloggi abitativi, la stazione (la Torino – Rivoli), la Chiesa di Santa Elisabetta in stile eclettico (Leumann ne commissionò la costruzione per i suoi operai, nonostante lui fosse di religione calvinista), la scuola elementare (Leumann l’aveva fatta costruire per i figli degli operai del cotonificio fermamente convinto che l’istruzione fosse un elemento fondamentale anche per avere buoni operai).

A Pianezza la più importante bealera è quella detta “dei Prati”, passa accanto al centro dove si trova Villa Leumann (abitazione del già citato Napoleone Leumann) che oggi è sede del Municipio, quindi visitabile su appuntamento. Presso l’archivio comunale è conservato il fondo “Canale dei Prati”, è Ottocentesco, ma la concessione risale al 1328. 

I luoghi simbolo di Pianezza, che conserva pure tracce di presenza romana, sono la Pieve di San Pietro, il Castello e il Borgo fortificato o ricetto. In archivio è presente la Credenza del 1549 in cui si legge che Emanuele Filiberto, detto Testa di Ferro, regala il castello e il feudo alla sua favorita Beatrice Langosca di Stroppiana, che gli aveva dato tre figli. Il Castello di Pianezza sorgeva a sud dell’odierno parco di villa Lascaris, quasi a picco sull’incrocio tra Via Maria Bricca e la Discesa al Filatoio (un filatoio della seta risalente al XVII secolo). Il sistema difensivo del Castello contava sul dislivello naturale verso la Dora e su bastioni fortificati, intorno c’era il fossato con l’acqua.